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Crisi di bilancio in Germania, da cosa è stata causata?

La Germania sta vivendo una crisi di bilancio molto grave

Fino a pochi anni fa la Germania era considerata la locomotiva d’Europa. Un colosso economico dal cui destino dipendeva quello dell’intero continente. Oggi invece, dopo cambiamenti politici e geopolitici radicali, le premesse per questa egemonia sembrano essere venute meno. La sintesi di questo rallentamento è anche nei problemi che l’attuale governo sta avendo nel far approvare il bilancio dello Stato. Stretto tra le promesse elettorali e le restrizioni dell’austerità insite nel sistema tedesco, il cancelliere Olaf Scholz fatica a far quadrare i conti, mentre nei sondaggi il suo partito e quelli della coalizione di governo perdono consensi in favore dell’estrema destra.

La crisi di bilancio della Germania

Una sentenza della Corte Suprema tedesca ha bloccato 60 miliardi di euro di debito che il Governo tedesco aveva intenzione di utilizzare per finanziare alcuni degli investimenti promessi in campagna elettorale. La Germania si ritrova quindi a dover riscrivere la propria legge di bilancio, l’equivalente della finanziaria italiana. Il tempo stringe, il bilancio dello Stato va approvato dal parlamento entro fine anno e ora i ministri della coalizione tra Verdi, Socialisti e Liberali devono trovare un nuovo accordo.

I 60 miliardi tolti dalla disposizione del governo facevano parte di un fondo istituito durante la pandemia. In quel periodo però, il sodi non furono spesi e il governo presumeva che, essendo già stati programmati come debito, potesse deviarli verso altri scopi. Per la Corte Suprema però, questa manovra non è possibile. In un atteggiamento conservativo dei conti tipico dello Stato tedesco, i giudici hanno impedito al Governo di fare altra spesa in debito e di conseguenza il bilancio va completamente ripensato.

Le conseguenze saranno prima di tutto interne. Il fondo costituito in parte da questi 60 miliardi doveva andare a finanziare diversi progetti a cui i Verdi tenevano particolarmente. La Germania, che ha completamente abbandonato il proprio programma di nucleare civile, è nel mezzo di una difficile transizione energetica. Parte di questi fondi avrebbe dovuto finanziare investimenti Green che riducessero l’ampio utilizzo di carbone che il Paese sta facendo negli ultimi anni per produrre elettricità.

Un altro enorme investimento a rischio è quello che riguarda i microchip. La Germania è al centro della strategia europea per far diventare il continente meno dipendente dall’estero nella produzione di semiconduttori. Lo Stato tedesco si era impegnato a finanziare con incentivi molto generosi, due investimenti stranieri in questo campo. Uno fa parte dell’enorme progetto dell’americana Intel per spostare parte della sua produzione in territorio europeo.

La sede della Mercedes Benz a Stoccarda, in Germania
Pixabay @john_h lamiapartitaiva.it

La Germania doveva essere il centro produttivo, che avrebbe creato i chip sviluppati in Francia, ma al momento non c’è la certezza che il Governo tedesco sia in grado di coprire le spese promesse. Anche la Taiwanese TSMC aveva previsto di investire in territorio tedesco, ma al momento anche questa prospettiva sembra incerta. Perdere l’industria dei semiconduttori potrebbe essere un duro colpo per l’economia tedesca, che stenta a riprendersi dalle conseguenze della pandemia.

Anche l’industria automobilistica tedesca è preoccupata. La transizione energetica si sta rivelando particolarmente complessa per uno dei settori in cui da sempre la Germania primeggia. Nessuna delle grandi case tedesche ha puntato sulle auto elettriche e il progetto dell’UE di eliminare i motori a scoppio entro il 2050 rende inquiete le associazioni di categoria. Una parte dei fondi del bilancio 2024 sarebbe servita a incentivare la transizione e rendere meno traumatico il passaggio ad una mobilità privata più verde.

Infine, il blocco del bilancio tedesco avrebbe anche conseguenze a livello internazionale. Dopo vari tentennamenti, la Germania si è impegnata a sostenere l’Ucraina nella propria guerra con 8 miliardi in aiuti militari. Si tratta di una parte sostanziosa del pacchetto di aiuti dell’Unione Europea. Il rischio ora, similmente a quanto sta accadendo negli USA, è che, costretti dall’austerità, i ministri tedeschi decidano di tagliare proprio le forniture militari a Kiev.

Perché il modello tedesco ha rallentato

Proprio con la guerra in Ucraina si può individuare la prima rottura ne sistema tedesco che oggi sta rivelando sempre più fragile. L’economia della Germania si è alimentata per decenni con il gas russo. Il Governo di Berlino è stato tra gli sponsor più rumorosi degli accordi commerciali con la Russia di Putin prima del crollo delle relazioni internazionali dovuto all’invasione. Non a caso era promotore dei progetti dei gasdotti Nord Stream, che passando per il Mar Baltico, arrivavano direttamente in territorio tedesco.

In questo contesto, le politiche energetiche tedesche sono state opposte a quelle francesi. Parigi ha puntato tutto sul nucleare, rendendosi largamente indipendente per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. La Germania non ha solo preferito il gas, ma ha anche abbandonato completamente il proprio programma civile, spegnendo ogni centrale. Quando la Russia ha chiuso i rubinetti nel 2022, l’economia tedesca si è trovata costretta a riprendere la produzione e il consumo di carbone, di cui il territorio della Germania è naturalmente ricco. Questo ha però fatto fare grandi passi indietro a Berlino nella transizione energetica.

La politica non ha gestito questa fase con la stabilità che sarebbe stata necessaria. Dopo un decennio Angela Merkel si è infatti ritirata dalla politica, lasciando campo libero a Olaf Scholz per creare il primo governo senza il partito cattolico conservatore CDU. La complicata coalizione con i Verdi, che hanno posizioni molto più centriste dei Socialisti di Scholz, e con i Liberali, anch’essi di centro e economicamente opposti all’SPD, non sta riuscendo a garantire alla Germania una serena ripresa dalla pandemia. Una legge di bilancio menomata è una pessima notizia in questo contesto. Il ruolo centrale della Germania in Europa è a rischio e non è certo che altri stati siano in grado di ricoprirlo come per anni ha fatto Berlino.

Le torri di raffreddamento di una centrale a carbone con di fronte una pala eolica
Pixabay @noname13 | Lamiapartitaiva.it

Senza quei 60 miliardi bloccati dalla Corte Suprema, l’economia tedesca rischia di andare quindi in recessione. Una pessima notizia per l’intera Europa, che ancora dipende molto dalla stabilità e dalla prosperità tedesche. Al momento però, non sembra esserci un modo per il Governo di Berlino di sbloccare questi fondi. In Germania ci si prepara a un 2024 nel segno della più stretta austerità.

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