A volte capita che il datore di lavoro non corrisponda la retribuzione con regolarità. Cosa può fare il lavoratore per tutelarsi?
I lavoratori dipendenti hanno diritto allo stipendio mensile, sulla base di quanto sancito dal contratto collettivo di lavoro e da quello individuale.
Se la retribuzione viene erogata oltre il termine prefissato, il datore è in mora e sarà obbligato a versare anche gli interessi.
Di norma, i contratti collettivi nazionali stabiliscono che il pagamento debba avvenire entro il 10 del mese successivo a quello in cui è stata svolta attività lavorativa, ma non esiste un principio univoco in tal senso. In ogni caso, se i contratti o gli accordi non prevedono un termine, lo stipendio va pagato alla fine di ciascun mese.
Nel caso in cui il datore dovesse provvedere in ritardo, il lavoratore ha varie possibilità a disposizione, per ottenere le somme spettanti.
Può inviare una comunicazione al datore di lavoro, con raccomandata A/R oppure Posta Elettronica Certificata, con la quale richiede il pagamento.
Ma può anche inviare una lettera di avvertimento sottoscritta da un avvocato oppure provare un tentativo di conciliazione tramite l’Ispettorato del Lavoro o i sindacati.
Nei casi più estremi, il dipendente ha la facoltà di presentare richiesta di decreto ingiuntivo al Tribunale. Se il giudice ammette l’istanza, emetterà un decreto di ingiunzione nei confronti del datore, che avrà 40 giorni a disposizione per opporsi o versare lo stipendio al dipendente.
Se il datore continua ad essere inadempiente, il giudice può disporre il pignoramento dei beni dell’azienda.
In caso di mancata corresponsione di più di una mensilità della retribuzione, il dipendente può dimettersi per giusta causa.
La normativa impone al datore di consegnare, al momento del versamento dello stipendio, un prospetto di paga, indicante: nome, cognome, qualifica professionale, periodo al quale si riferisce lo stipendio, eventuali assegni familiari, le trattenute e tutte le altre voci variabili della retribuzione finale.
Se la busta paga viene consegnata in ritardo oppure se le informazioni in essa contenute sono errate o mancanti, al datore viene irrogata una sanzione amministrativa che va da 150 a 900 euro, che aumenta fino al triplo per inadempienze reiterate per diverse mensilità.
Se, infine, la violazione riguarda più di 5 lavoratori o si prolunga per più di 6 mesi, la sanzione va da 600 a 3.600 euro; se, invece, coinvolge più di 10 lavoratori o un periodo maggiore di 12 mesi, il datore dovrà servare una sanzione compresa tra 1.200 e 7.200 euro.
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