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Economia

Controllo del Fisco sui guadagni online: nuovo obbligo di tracciamento per il pagamento delle tasse

Published by
Stefania Guerra
Arriva una nuova stretta del Fisco e non è una bella notizia per chi ha un’attività online. Parliamo di attività saltuarie e non di Partite Iva.
Molte persone guadagnano un extra vendendo, ad esempio, abiti usati o borse vintage in internet, e questo tipo di “business” fino ad oggi non era mai stato sottoposto a controlli fiscali. Anche perché, come sappiamo, si possono effettuare prestazioni d’opera in ogni ambito anche senza aprire una Partita Iva.
Per chi guadagna online presto ci saranno controlli molto rigidi – Lamiapartitaiva.it
Dal 2024 però tutto cambia con l’ingresso della Direttiva UE. Anche l’Italia è chiamata a rispettare tale normativa, nello specifico il Dlgs n. 32/2023, con cui il Governo attuerà una stretta importante sui guadagni online con specifiche normative.

L’occhio del Fisco sarà ancora più attento, ecco cosa succederà a chi guadagna online

L’obiettivo della UE è quello di tracciare tutti i redditi sui cui bisogna pagare le tasse e combattere l’evasione fiscale anche sui piccoli guadagni.

Chi fa affari online sarà controllato fiscalmente in tutta l’UE – Lamiapartitaiva.it

Dal prossimo febbraio 2024 tutti i soggetti che guadagnano tramite vendite sulle piattaforme (Booking ma anche le altre) dovranno dichiarare i propri redditi. Il limite minimo è stato fissato a 2.000 euro e 30 transazioni, superati i quali scatterà l’obbligo di pagare le tasse.

Sempre da febbraio, come da direttiva UE, partirà lo scambio di informazioni tra le Autorità competenti e i gestori delle piattaforme digitali (in Italia e anche extra-UE). In sostanza, i gestori dovranno per forza comunicare all’Agenzia delle Entrate  “i dati sulle vendite di beni e sulle prestazioni di servizi realizzate dai contribuenti privati attraverso i loro siti e le loro app“.

Tecnicamente, è molto semplice: un utente vende tramite una piattaforma (Vinted, Subito.it, Booking eccetera) beni o servizi (es. abiti o immobili in affitto) e la piattaforma dovrà inviare i dati fiscali non solo all’Ente di riferimento ma a tutti quelli della UE. In questo modo chi guadagna pagherà le tasse dovute al Paese oggetto di introiti. La prima comunicazione di questi dati deve avvenire entro il 31 gennaio 2024, in relazione ai guadagni 2023.

Non è tutto, perché se le piattaforme o siti in oggetto non adempiono, incorreranno in sanzioni anche piuttosto elevate. Si parla di multe dai 3 mila ai 31 mila euro per mancata comunicazione dei dati sopra citati. Secondo le prime stime, l’UE farà sborsare ai cittadini di tutti gli Stati qualcosa come 30 miliardi.

Stefania Guerra

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