Conto cointestato: che cosa fare dopo la morte del coniuge o di un altro cointestatario, i dettagli da non trascurare.
Quella del conto cointestato fra marito e moglie, fra genitore e figlio o fra fratelli o altri parenti è una condizione bancaria molto comune. Di fatto, si parla di conto corrente cointestato quando il rapporto bancario risulta essere intestato contemporaneamente a due o più persone, che di norma sono legate da un rapporto di parentela.
Ciò significa nel concreto che il denaro depositato spetta a tutti gli intestatari in parti uguali, a prescindere da chi abbia effettivamente versato il capitale o dal fatto che uno ne abbia versato più dell’altro.
Ma che cosa succede nel caso specifico del decesso di uno dei due intestatari del conto? Quali sono i dettagli da non trascurare? Scopriamolo subito.
Come abbiamo anticipato, il conto cointestato consiste in un rapport bancario intestato contemporaneamente a due persone. In genere marito e moglie. Ma che cosa succede dopo la morte di uno dei due?
Questa ovviamente è una domanda molto comune, di cui è bene conoscere la risposta per evitare di andare incontro a disguidi e ad altre spiacevoli situazioni. Innanzitutto, occorre fare una distinzione fra due tipi di conto cointestato: quello a firma disgiunta e quello a firma congiunta.
Nel primo caso ogni singolo intestatario può effettuare le operazioni senza coinvolgere gli altri; nel secondo invece ogni singola operazione può essere effettuata solo e soltanto se ogni cointestatario è d’accordo e quindi firma per la sua autorizzazione.
Detto questo, vediamo come bisogna comportarsi quando uno dei due intestatari del conto viene a mancare. Innanzitutto, è importante sapere che il coniuge e gli altri soggetti eventuali chiamati all’eredità hanno il diritto di conoscere le giacenze presso l’istituto di credito. Tuttavia, ciò può avvenire solo previa presentazione di un atto notorio e di un certificato di morte.
In secondo luogo, occorre tenere a mente che nella successione non rientra l’intera somma che compone il conto corrente, ma soltanto il 50%, mentre il restante 50% viene liquidato per intero al coniuge vivente o all’altro intestatario del conto.
Nel concreto, quindi, possono verificarsi due diverse situazioni: il cointestatario vivente può esigere l’intera liquidazione del conto corrente oppure può consentire la ripartizione del denaro tra gli eredi nella parte spettante. Ed è qui che torna in gioco la firma congiunta o disgiunta.
Nel caso di firma congiunta il conto viene preventivamente bloccato fino a che non si identificano gli eredi, i quali potranno svolgere qualsiasi operazione insieme all’intestatario vivente. Nel caso di firma disgiunta il cointestatario vivente può svolgere qualsiasi attività. Anche in questo caso, però, la banca blocca temporaneamente il conto per evitare diatribe tra coniuge ed eredi.
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