Il condono edilizio è una procedura che, da sempre, suscita grandi divisioni. Ma ora sta per succedere. Di nuovo
Il condono edilizio è un argomento dibattuto che suscita passioni e polemiche in molte comunità. Questo strumento permette la regolarizzazione di opere edilizie abusive o irregolari. Ma è oggetto di interesse per proprietari di immobili, autorità locali, professionisti del settore e cittadini in generale. Tuttavia, le opinioni sulla pratica del condono edilizio sono divergenti e spesso polarizzate.
Il condono edilizio è una procedura attraverso la quale si concedono sanatorie per opere edilizie realizzate in violazione delle normative urbanistiche. Le motivazioni che portano a tali violazioni possono essere molteplici, tra cui l’ignoranza delle normative, la necessità economica, o la complessità burocratica del processo edilizio. Le leggi che regolano il condono edilizio variano da paese a paese e possono comportare condizioni e restrizioni specifiche.
Coloro che sostengono il condono edilizio spesso argomentano che questa pratica offre un’opportunità per risolvere situazioni di illegalità preesistenti, permettendo ai proprietari di immobili di regolarizzare la propria situazione e di evitare sanzioni legali. Inoltre, il condono edilizio può contribuire a ridurre il fenomeno delle costruzioni abusive, garantendo maggiore trasparenza e controllo nel settore edilizio.
D’altra parte, molti critici del condono edilizio evidenziano le sue potenziali conseguenze negative. Alcuni sostengono che il condono possa incentivare comportamenti illegali nel settore edilizio, incoraggiando proprietari e costruttori a ignorare deliberatamente le normative vigenti nella speranza di ottenere una sanatoria successiva. Inoltre, il condono edilizio potrebbe minare l’autorità delle leggi urbanistiche e compromettere la pianificazione territoriale a lungo termine.
La Regione Lazio ha annunciato un piano per sbloccare decine di migliaia di richieste di condono, gran parte delle quali provengono da privati cittadini di Roma e provincia. Questa mossa comporta la modifica di un articolo della legge regionale 12 del 2004, che disciplina la definizione degli illeciti edilizi. La modifica mira a cassare le richieste rimaste aperte per 21 anni, in particolare se l’immobile oggetto della richiesta ricade in un vincolo ambientale o paesaggistico introdotto dopo il 2004, nonostante l’acconto del 30% sulla multa sia già stato pagato.
Questa situazione ha creato un cortocircuito che ha impedito agli enti locali di riscuotere quasi 3 miliardi di euro. La legge regionale numero 12 del 2004, approvata sotto la guida di Francesco Storace, ha vietato il condono per gli edifici situati in aree sottoposte a vincoli paesaggistici e ambientali. Tuttavia, molti cittadini si sono trovati in una posizione svantaggiata, poiché alcuni hanno visto le loro richieste elaborate rapidamente, mentre altri sono stati esclusi dalla legge.
A Roma, secondo i dati presentati in Senato nel 2019 dal gruppo Sogeea, ci sono ancora 171.115 pratiche di condono non lavorate, di cui 74.265 depositate durante il periodo del “liberi tutti” del governo Berlusconi II, e circa un terzo di esse riguarda immobili soggetti a vincoli introdotti dopo il 2004. La media di smaltimento delle pratiche nella Capitale è di circa il 3% l’anno, con quasi 600.000 condoni presentati dal 1985 al 2004.
In provincia di Roma, numerosi comuni sono afflitti da un eccesso di pratiche non elaborate. Ad esempio, a Tivoli ci sono 1.100 pratiche ferme, ad Ardea 2.000, Rocca Priora 700, Cerveteri 1.300, Ariccia 500, Velletri 800, e Civitavecchia 1.000. Allargando lo sguardo a tutto il Lazio, le pratiche da smaltire sono state 1.620.749 nel medesimo periodo, con oltre 620.000 ancora da lavorare.
Laura Corrotti (FdI), firmataria della proposta di modifica, ha spiegato che la sua proposta di legge mira a correggere un’ingiustizia protrattasi per troppi anni. Questo provvedimento mira a garantire un trattamento equo per tutti i cittadini laziali, eliminando gli ostacoli che impediscono loro di beneficiare dello stesso trattamento che spetterebbe loro di diritto.
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