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Concordato preventivo con il Fisco, c’è un problema

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Claudio Rossi

Il concordato preventivo è una procedura giudiziale utilizzata per affrontare la crisi aziendale. Una recente sentenza mette tutto in discussione

La Corte di Cassazione ha recentemente emesso un’ordinanza che getta luce su una questione fondamentale riguardante il concordato preventivo e gli accertamenti tributari pregressi. Da sempre – lo sappiamo bene – un tema molto complesso nel nostro Paese. Ecco cosa hanno stabilito i supremi giudici.

Concordato preventivo: c’è un problema – (lamiapartitaiva.it)

Il concordato preventivo è una procedura giudiziale utilizzata per affrontare la crisi aziendale. Così le imprese possono stipulare accordi con i creditori per un piano di rientro. Uno strumento ideato per consentire alle aziende di negoziare con i creditori e di trovare una soluzione per ristrutturare il proprio debito in modo da poter continuare l’attività.

L’obiettivo principale del concordato preventivo è quello di evitare il fallimento dell’azienda, proteggendo così i posti di lavoro e preservando il valore dell’impresa. Il concordato preventivo parte quando un’azienda si rende conto di non essere in grado di onorare i propri debiti e decide di chiedere il ricorso a questo strumento giudiziale. La procedura nasce con la presentazione di una richiesta al Tribunale competente, accompagnata da un piano di ristrutturazione del debito.

Una volta presentata la richiesta, il Tribunale nomina un commissario giudiziale che valuta la situazione finanziaria dell’azienda e supervisiona il processo di negoziazione con i creditori. Durante questo periodo, l’azienda continua a operare e a gestire le proprie attività. Il commissario giudiziale si assicura che vengano rispettate le disposizioni del concordato preventivo.

Il concordato preventivo offre diversi vantaggi alle imprese in difficoltà. Innanzitutto, consente loro di evitare il fallimento e di continuare l’attività, preservando così i posti di lavoro e il valore dell’azienda. Inoltre, permette di ridurre il debito e di rinegoziare i termini dei pagamenti con i creditori, fornendo così un sollievo finanziario e una maggiore flessibilità nella gestione delle finanze.

Tuttavia, la questione se ciò precluda o meno accertamenti tributari antecedenti alla data dell’accettazione dell’accordo è stata affrontata dalla Corte di Cassazione. Questa decisione della Corte di Cassazione fornisce una guida chiara su come trattare gli accertamenti tributari pregressi in caso di concordato preventivo, confermando che le sanzioni dovute prima della procedura devono comunque essere pagate.

Concordato preventivo: la pronuncia della Corte di Cassazione

Secondo l’ordinanza n. 6538 dell’8 marzo 2024 della Corte di Cassazione, il concordato preventivo non impedisce l’accertamento dei debiti tributari pregressi attraverso l’iscrizione a ruolo e l’emissione della cartella, né l’applicazione di sanzioni pecuniarie e accessori che si siano maturati prima dell’accordo.

Concordato preventivo: la pronuncia della Cassazione – (lamiapartitaiva.it)

La Corte precisa che questo accertamento è essenziale, poiché anche l’Agenzia delle Entrate è considerata un creditore nelle procedure di concordato preventivo e, pertanto, deve determinare i propri crediti. Ciò può essere fatto solo attraverso l’accertamento dei debiti tributari maturati. È importante notare che i presupposti impositivi e le violazioni da cui derivano le sanzioni devono essere avvenuti prima della procedura di concordato preventivo.

Inoltre, la Corte chiarisce che la procedura di concordato preventivo non può essere considerata come un’ipotesi di forza maggiore che estingue l’obbligazione tributaria. In altre parole, l’impresa soggetta a concordato preventivo deve ancora adempiere agli obblighi fiscali, compresi quelli derivanti da sanzioni maturate prima dell’accordo.

Claudio Rossi

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