Concordato biennale per le partite ive e i lavoratori autonomi: la nuova regolamentazione, vantaggi e svantaggi della pratica.
Il concordato preventivo biennale per le Partite Iva dovrebbe partire dal 2024, ma il decreto che ne disciplina le regole e i vantaggi non ha ancora ricevuto il via libera definitivo. Le scadenze serrate rappresentano un problema per commercialisti e tributaristi, che chiedono più tempo per valutare la convenienza dell’adesione.
Il concordato preventivo biennale è una proposta che l’Agenzia delle Entrate farà ai titolari di Partita Iva per stabilire preventivamente le imposte dovute nei due anni successivi, sulla base dei dati in proprio possesso. Sono coinvolti i soggetti ISA e i forfettari, e la misura rientra tra gli interventi volti a potenziare gli istituti per l’adempimento spontaneo. Il reddito aggiuntivo incassato non sarà soggetto a tassazione e, in caso di minori introiti superiori al 60 per cento, il Ministero dell’Economia e delle Finanze potrà prevedere ipotesi straordinarie di revoca del piano concordato.
Concordato preventivo per partite iva: come funziona
Il decreto legislativo prevede che l’Agenzia delle Entrate formuli la proposta di concordato preventivo biennale sulla base dell’incrocio delle proprie banche dati, tra cui quelle relative agli ISA. I contribuenti potranno aderire alla proposta entro la scadenza per il versamento di saldo e primo acconto delle imposte sui redditi, fissata al 31 luglio per il 2024. Tuttavia, i professionisti chiedono un tempo maggiore per valutare la proposta, pari a 40 giorni anziché i 5 previsti.
Per accedere al concordato preventivo biennale, i soggetti ISA dovranno aver ottenuto un punteggio ISA pari almeno a 8 nel periodo d’imposta precedente e non avere debiti tributari d’importo superiore a 5.000 euro per tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate o per contributi previdenziali definitivamente accertati con sentenza irrevocabile o con atti impositivi non più soggetti a impugnazione.
In caso di maggiori redditi effettivi rispetto a quelli concordati preventivamente con l’Agenzia delle Entrate, le somme eccedenti non saranno tassate. Tuttavia, in caso di minori redditi effettivi superiori al 60 per cento rispetto a quelli concordati, il piano cessa di produrre effetti a partire dal periodo di imposta in cui tale differenza si realizza.
Per i titolari di Partita Iva che applicano il regime forfettario, l’accesso al concordato preventivo non sarà possibile per i contribuenti che hanno iniziato l’attività nel periodo d’imposta precedente. In caso di cessazione dell’attività o di modifiche integrazioni della dichiarazione dei redditi, il concordato preventivo decade. Anche l’omesso versamento delle imposte comporta la cancellazione del piano di pagamento anticipato.