Tutto sulla tassazione dell’anticipo del TFR per comprendere come funziona, a chi spetta, dove viene gestito l’accumulo ed infine come viene tassato.
Per i lavoratori privati, non è necessario attendere la fine del rapporto di lavoro per ottenere il loro Trattamento di Fine Rapporto (TFR). È possibile, infatti, richiedere un anticipo del TFR al datore di lavoro, a condizione che sussistano determinate circostanze. L’anticipo del TFR, come gli altri guadagni, è soggetto a tassazione, tuttavia, segue regole specifiche.
Le norme per calcolare l’aliquota dell’anticipo del TFR si basano sul metodo della tassazione separata. Ma quali sono le specifiche di questo metodo e quando può essere effettuata una richiesta di anticipo sul TFR?
Il TFR, il suo anticipo e la relativa tassazione seguono regole ben definite. È fondamentale conoscere questi dettagli per evitare sorprese e capire quanto si riceverà effettivamente se si avessero i requisiti necessari per richiedere l’anticipo.
In ogni anno di impiego, il dipendente accumula una determinata somma che sarà poi concessa al lavoratore al termine del periodo lavorativo, conosciuta come Indennità di Fine Rapporto (Tfr).
Il salario che un dipendente percepisce non rappresenta l’intera paga che viene attribuita. Infatti, una porzione di questo indennizzo forma parte del Tfr, che cresce con ogni anno trascorso in servizio.
Il metodo di calcolo del Tfr segue criteri specifici. Le diverse retribuzioni percepite dal dipendente durante l’anno, indipendentemente se siano fisse o occasionali, sono considerate, escludendo i rimborsi spese. Tale somma è quindi suddivisa per il coefficiente 33,5.
A ogni anno, il montante che è stato progressivamente accumulato, ad esclusione dello stesso anno in progresso, viene successivamente aggiornato il 31 dicembre con un tasso stabilito dell’1,5% in aggiunta al 75% dell’incremento dell’indice Istat dei prezzi al consumo, più comunemente noto come inflazione, riscontrato rispetto all’anno appena trascorso.
La cifra ottenuta con questo calcolo è lorda, quindi non include le tasse, e seguirà le normative della tassazione separatista una volta consegnata.
Di solito il Tfr viene percepito al termine del rapporto lavorativo, e da qui deriva il suo nome. Tuttavia, in certe circostanze, è consentito chiedere un anticipo del Tfr dopo un minimo di otto anni di lavoro subordinato.
Il lavoratore ha anche la possibilità di decidere come gestire l’accumulo del suo TFR.
Le opzioni a disposizione sono diverse:
Se il dipendente decide di conservare il TFR in azienda, al momento della conclusione del rapporto di lavoro, l’azienda stessa gli consegnerà l’importo di TFR maturato negli anni. È importante segnalare che nelle aziende con un organico di almeno 50 dipendenti, il TFR non viene conservato dall’azienda. Queste infatti hanno l’obbligo di versare le quote mensili al Fondo Tesoreria dell’Inps. In questo caso, dunque, l’Inps sostituisce il datore di lavoro nella gestione del TFR e nella sua erogazione futura.
Per ottenere un anticipo sul Tfr, ci sono alcune condizioni da rispettare. Devi essere un dipendente con lo stesso datore di lavoro per almeno otto anni. Ma ci sono anche altri requisiti.
Per esempio, la legge chiede che tu fornisca un motivo valido per questa richiesta. Le ragioni possibili per richiedere un anticipo sul Tfr includono:
– l’acquisto della tua prima casa o della tua residenza principale, sia per te che per i tuoi figli adulti. Avrai bisogno di un atto notarile per dimostrare queste spese;
– sostenere costi medici, siano essi tuoi o di un membro della famiglia a tuo carico. Questo deve essere verificato da Asl o da un’istituzione sanitaria privata;
– coprire le spese legate a periodi di formazione o congedo parentale;
– pagare per la ristrutturazione della tua abitazione principale o della tua prima casa, o per lavori di manutenzione standard nelle aree condivise o condominiali.
Ricorda, puoi richiedere un anticipo sul Tfr una sola volta e può coprire al massimo il 70% del totale del trattamento di fine rapporto.
L’anticipo del Tfr che si viene a prendere è un importo lordo che molto probabilmente sarà soggetto a tassazione. Le norme di imposizione sono peculiari e non seguono le stesse del salario ordinario. È disciplinato da quello che è noto come “tassazione separata”.
Per calcolare le tasse che si devono pagare, è necessario effettuare diversi calcoli e passaggi:
– determinare la somma lorda che si sta per ottenere;
-dopo aver ottenuto la somma, è necessario suddividerla per il numero di anni di lavoro all’interno dell’azienda da cui viene richiesto il Tfr, e moltiplicare il risultato per 12. (Questo metodo permette di ottenere il reddito annuale);
– successivamente, è necessario applicare la tassa Irpef al reddito ottenibile. Il calcolo è la relazione tra l’imposta risultante dall’applicazione dell’aliquota Irpef al reddito annuale di riferimento e l’importo totale del reddito annuale.
L’aliquota di imposta applicata all’anticipo può variare a seconda del motivo per cui è stato richiesto. Ad esempio, se l’anticipo viene richiesto per spese mediche, si applica un’aliquota del 15%, dalla quale si sottrae lo 0,3% per ogni anno di servizio oltre il quindicesimo presso la stessa azienda.
Se, invece, l’anticipo viene richiesto per l’acquisto o la ristrutturazione di un’abitazione propria o dei figli, la tassa parte dal 23% e prevede la tassazione separata (applicando l’aliquota ordinaria), come nel caso di liquidazione del Tfr.
Una volta ricevuto l’anticipo del Tfr, questo verrà dedotto dal totale accumulato nel corso degli anni, e quindi ridurrà il valore del Tfr che si riceverà alla fine del contratto di lavoro. Anche il Tfr segue le stesse norme di tassazione separata.
Al momento della richiesta dell’anticipo tramite il processo appropriato, non si otterrà immediatamente, ma potrebbe essere necessario aspettare diversi mesi, forse oltre quattro.
L’intero procedimento non è rapido e i datori di lavoro non sono obbligati a concederne l’approvazione. Per legge, ogni anno, i datori di lavoro sono tenuti a considerare almeno il 10% delle richieste ricevute da coloro che ne hanno diritto, e il 4% dell’intero numero di impiegati.
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