La direttiva per le case green approvata dal Parlamento Europeo fa discutere, soprattutto per la natura del mercato immobiliare italiano.
Dover fare una spesa ingente è decisamente difficile per molti attualmente in Italia, per questo spesso si mettono da parte le remore che possono esserci in questi casi se si possono ottenere dei sostegni tangibili da parte dello Stato. Questo può valere per un acquisto che non è sempre così oneroso come quello dell’auto, i dubbi però finiscono per essere più forti se si tratta di effettuare una vera e propria ristrutturazione.
Si tratta però di una situazione che potrebbe riguardare molti nostro connazionali, soprattutto ora che è stata approvata la direttiva Case Green da parte del Parlamento Europeo. Sulla base di quanto stabilito, a partire dal 2020 bisognerà ottenere un taglio del 16% dei consumi medi al 2030 e del 20-22% al 2035. a maggior parte delle ristrutturazioni dovrà riguardare il 43% del patrimonio edilizio più energivoro: la costruzione di nuovi edifici con queste caratteristiche non può quindi essere ritenuta sufficiente.
Non solo, a partire dal 2030 gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a impatto zero, proprio per questo sarebbe bene muoversi sin da ora per non farsi trovare impreparati e non dover effettuare altri lavori in prossimità di quella data. Sfruttare alcuni incentivi che possono ridurre l’impato da sostenere non può che essere provvidenziale per alcuni.
Case Green: ne abbiamo davvero bisogno?
Nella maggior parte dei casi gli incentivi sono disponibili fino a esaurimento fondi, per questo non può che essere determinante in genere muoversi con tempestività , così da non restarne esclusi. La situazione non sembra essere diversa anche per chi deve rendere la propria abitazione green, anche se si sta pensando di pensare ad alcuni requisiti ben precisi, così da rendere la situazione più equa. È stata infatti questo uno dei problemi che ha caratterizzato il Superbonus, che veniva concesso senza particolari controlli in merito al reddito.
L’idea che sembra andare per la maggiore sarebbe quella certamente di prestare maggiore attenzione alle fasce della popolazione più in difficoltà , ma allo stesso tempo dare una priorità a chi è residente e chi ha un immobile nella classe energetica peggiore. Caratteristiche simili fanno pensare al desiderio di essere decisamente più equilibrati, piuttosto che aiutare chi non ha particolari problemi a fare una spesa per la ristrutturazione.
Salvo colpi di scena, le agevolazioni dovrebbero quindi riguardare:
- nuclei familiari residenti nell’immobile (saranno privilegiate, quindi, le prime case a discapito delle seconde);
- abitazioni non efficienti sul piano energetico;
- persone con il reddito più basso.
Almeno per ora il governo non ha dato ancora risposte certe a riguardo, non è escluso che anche per queste tre categorie possa essere stabilito un ordine di precedenza. L’ipotesi che sembra dare per la maggiore potrebbe essere quella di privilegiare gli edifici con prestazioni peggiori abitati per la maggior parte del tempo. Non resta quindi che attendere per capire se davvero questa sia la soluzione più adeguata.