In Italia si continua a paventare la direttiva europea dedicata alle case green: la paura è quella di dover lasciare molte vecchie abitazioni.
Indubbiamente, la direttiva case green rappresenterà una svolta importante per la sostenibilità degli edifici e tutto il mercato immobiliare. E all’Italia, come a ogni altro Paese dell’UE, è richiesto di mettere in campo sforzi concreti per potersi adeguare a tutte le nuove norme finalizzate alla promozione dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni di carbonio.
Ma proprio in Italia, più che altrove, c’è grande preoccupazione riguardo alla famosa direttiva case green, ovvero a quelle norme volute dall’UE che impongono una riqualificazione e ristrutturazione degli immobili esistenti, per convertire tutte le abitazioni in strutture ad alta efficienza energetica.
Il timore è che in Italia, data la vetustà del parco immobiliare, molte abitazione dovranno essere rifatte ex novo per potersi adeguare agli standard delle case green. La direttiva richiede infatti interventi importanti, come l’installazione di pannelli solari, il miglioramento dell’isolamento termico e la sostituzione delle caldaie a gas, che potrebbero costare parecchio e creare vari problemi in contesti poco adatti a simili lavori.
Va detto però che la direttiva prevede alcune importanti eccezioni. Per esempio, gli edifici storici, quelli protetti, le chiese, i luoghi di culto, gli immobili utilizzati solo temporaneamente e le case dei centri storici… Tutte queste abitazioni possono evitare di adeguarsi alla direttiva case green.
Direttiva case green: cresce l’ansia per le abitazioni italiane
A spaventare, più che gli obiettivi, sono le scadenze. La direttiva impone di fatti scadenze molto strette per gli edifici nuovi e per le ristrutturazioni. Gli appartamenti costruiti ex novo dovranno essere tutti a emissioni zero a partire dal 2030. E per quelli di proprietà pubblica, la scadenza è anticipata al 2028.
Per le ristrutturazioni, si andrà avanti affrontando alcuni precisi obiettivi di riduzione del consumo energetico. Certi adeguamenti andranno eseguiti entro il 2030 e altri entro il 2035. Più in là, ovvero nel 2040, è fissata l’abolizione totale delle caldaie a gas.
La Commissione europea sa che in certe condizioni economiche e che in certi contesti affrontare lavori del genere potrebbe essere impossibile. Per questo ha già immaginato di dover stanziare centinaia di miliardi di euro per i finanziamenti. Arriveranno quindi bonus e agevolazioni.
Non dovrebbe dunque esservi un pericolo concreto per le abitazioni più vecchie: nessuno ci obbligherà a lasciarle. Di certo, però, il loro valore immobiliare crollerà, dato che il mercato sarà indirizzato a richiedere solo abitazioni che rispettano le nuove norme.