Le case a un Euro sono all’apparenza molto vantaggiose. Ma come mai alla fine si spende di più?
L’acquisto di case a un euro fa parte di un progetto a cui partecipano alcuni comuni nostrani. Ma davvero alla fine le spese sono superiori a quanto promesso? Ecco tutti i dettagli.
L’iniziativa delle case a un euro è nata per contrastare lo spopolamento che si verifica in alcuni borghi del nostro Paese. In circolazione ci sono diversi bandi delle singole amministrazioni che offrono diverse tipologie di abitazioni per una cifra simbolica. Ma le cose stanno davvero così?
Case gratis: cosa c’è dietro?
Le case a un euro abbondano in tutta Italia: ce ne sono in Sicilia, in Basilicata, Puglia, Sardegna e persino in Piemonte e in Valle d’Aosta, ecc… Si tratta di immobili disabitati che vanno ristrutturati. I potenziali acquirenti possono essere italiani o stranieri, mentre le abitazioni possono trasformarsi in alberghi diffusi, bed and breakfast o altri tipi di strutture turistiche.
Innanzitutto bisogna sottolineare che il Comune è un tramite tra la domanda e l’offerta e chi effettua l’acquisto si impegna a ristrutturare quella casa. Questo va fatto secondo il periodi di tempo stabilito che solitamente ammonta a circa tre anni. I costi dunque sono destinati a lievitare. A questa già potenzialmente ingente carico ci sono da aggiungere anche altre spese.
Occorre sostenere le spese notarili per la registrazione, le volture, l’accatastamento dell’immobile ed eventuali sanatorie edilizie. Non bisogna poi dimenticare che al venditore vanno rimborsate le spese sostenute nel corso del periodo di messa in disponibilità del bene in comune, cioè imposte e tasse locali e statali. C’è inoltre una polizza fideiussoria di 5 mila Euro che dura tre anni che è una garanzia dell’acquisto del Comune.
Come accennato chiunque può acquistarne una, non c’è un limite reddituale o patrimoniale, ma è importante il rispetto delle scadenze e delle varie clausole. Un esempio di questa lodevole iniziativa si trova a Sambuca di Sicilia. Questo borgo viene chiamato “la piccola America” perché appunto ci vivono molti cittadini statunitensi. Si tratta di un borgo in provincia di Agrigento in cui vivono 5300 persone. Un altro esempio di successo è quello di Salemi in provincia di Trapani. A fare pubblicità a questa opportunità che attira tanti stranieri è stato sia il passaparola sia l’interesse dei media che vi hanno dedicato articoli e docuserie. Tra i vari incentivi figurano anche nidi gratis, agevolazioni mutui prima casa, ecc.. ma pare che i più interessati continuino ad essere gli stranieri.