Il mercato degli affitti è in crescita ma, d’ora in avanti, molti potrebbero decidere di affittare in nero. Vediamo cosa sta succedendo.
Se il settore immobiliare è fermo per quel che riguarda le vendite, continua a crescere la richiesta di appartamenti in affitto. Ma conviene davvero affittare una casa? Analizziamo la situazione nei dettagli.
Da più di un anno in Italia le vendite delle case sono crollate. La ragione principale è da ravvisarsi negli aumenti spropositati degli immobili. In alcuni quartieri di Roma e Milano si sfiorano i 10.000 euro al metro quadrato. Ma anche nelle zone meno centrali i prezzi sono aumentati. A ciò bisogna aggiungere un secondo fattore che ha fatto – e sta facendo- crollare le vendite: le banche erogano sempre meno mutui.
Chi ha ottenuto un mutuo nel 2022, alle stesse condizioni, oggi non riuscirebbe ad ottenerlo. Infine terza e ultima causa del crollo delle vendite delle case è l’aumento dei tassi d’interesse imposti dalla Banca Centrale europea. Molte persone non accendono un mutuo perché temono di ritrovarsi, da un momento all’altro, a fare i conti con rate ingestibili. Tutto questo ha contribuito- per la gioia di molti proprietari- a far crescere la domanda di case in affitto. Che restare inquilini in affitto troppo a lungo non convenga, già si sa. Ma ai proprietari conviene ancora affittare i propri immobili?
Affitto: ecco perché non conviene
Aumenti dei tassi di interesse, aumento del prezzo al metro quadro delle case e banche sempre meno disposte a concedere mutui, hanno fatto crescere la domanda di case in affitto. Ma conviene ancora affittare le proprie case? Vediamo come stanno davvero le cose.
Se si dispone di più di una casa, affittare quelle in cui non si vive può essere un’interessante fonte di rendita per arrotondare il proprio stipendio o la propria pensione. Esistono diversi tipi di contratto di locazione: il più comune è il classico 4+4 che è il contratto a canone libero. Poi c’è il 3+2 che è il contratto a canone concordato. Ci sono poi gli affitti agli studenti che prevedono una durata che va dai 6 mesi ai 36 e, infine, nell’ultimo periodo stanno prendendo sempre più piede gli affitti brevi.
In Italia ci sono due regimi di tassazione che riguardano gli affitti: il regime di tassazione ordinaria e la cedolare secca. Se si opta per il regime di tassazione ordinaria, allora si pagheranno le tasse in base al proprio scaglione Irpef mentre con la cedolare secca non si paga Irpef sui redditi derivanti dall’affitto ma si paga un’imposta unica del 21% per gli affitti a canone libero o del 10% per gli affitti a canone concordato.
Fatte queste premesse, se andiamo a calcolare, al netto delle tasse, quanto resta in tasca ad un proprietario che affitta la propria casa, ci accorgiamo subito che affittare non è poi così conveniente. Prendiamo il caso di un monolocale affittato a 600 euro al mese che, in un anno, fanno 7200 euro. A questa cifra bisogna togliere il 5%, la percentuale forfettaria sul canone annuale lordo e poi bisogna togliere l’aliquota Irpef che, ipotizziamo, sia del 23%. A questo punto avremo non più 7200 euro ma solo 5275,20 all’anno che, suddivisi per 12 mesi, danno come risultato circa 439 euro al mese.
A questo bisogna aggiungere le spese per la manutenzione straordinaria e per sostituire sanitari o condizionatori nel caso si guastino. Senza contare che sarà necessario fare lavori di ristrutturazione se gli inquilini non lasceranno la casa in buone condizioni. A conti fatti, oggi, affittare per lunghi periodi non è più molto conveniente.