C’è un momento, anche se molti non lo sanno, in cui le cartelle esattoriali non devono più essere considerate valide, ecco quando.
Ricevere una comunicazione da parte dell’Agenzia elle Entrate non può che fare sudare freddo, soprattutto perchè molto spesso sta a indicare la necessità di dover effettuare una spesa imprevista. Se la lettera comporta l’invio di una o più cartelle esattoriali ci si augura certamente che l’importo riportato non sia eccessivamente elevato.
Non è detto che questo sia da addebitare a una scorrettezza compiuta dal contribuente, a volte infatti questo può avvenire perché ci si può essere distratti e si è dimenticata una scadenza. E’ comunque importante sapere come ci si debba comportare per evitare di andare incontro a problemi ancora più gravi.
Nel momento in cui si ricevono le cartelle esattoriali è necessario sapere come si debbano calcolare 60 giorni dalla notifica entro cui provvedere al pagamento. Qualora questo limite dovesse essere superato, la cifra è inevitabilmente destinata ad aumentare, a causa di interessi, eventuali spese legate al mancato pagamento o al pagamento in ritardo e oneri di riscossione, ovvero il compenso dell’agente che dovrà occuparsi della riscossione.
Trascorsa quella fase, si corre il rischio di andare incontro a procedure spiacevoli quali il pignoramento e il fermo amministrativo dei propri beni.
Se l’importo richiesto è particolarmente alto, si può non sapere come regolarizzare la propria posizione e avere il timore di non riuscire a farcela. In realtà, per chi si trova in questa situazione c’è una regola che può essere provvidenziale e che può consentire di sentirsi in salvo.
Sulla base di quanto stabilito secondo l’articolo 1, commi da 537 a 543, della legge di Stabilità del 2012, le cartelle esattoriali dovrebbero essere automaticamente cancellate dal carico del contribuente se la procedura descritta non si completa entro 220 giorni. Non si tratta quindi di alcun condono o rottamazione.
Se l’utente dovesse decidere di non versare quanto previsto e chiudere così la pratica, è possibile, sempre entro 60 giorni, inviare un ricorso con motivazioni ben precise. In questo ambito rientrano: provvedimenti di sgravio da parte dell’Ente creditore, pagamenti del debito già effettuati, prescrizione o decadenza del debito, sospensioni amministrative o giudiziali del debito. Il concessionario che si occupa della riscossione avrà quindi dieci giorni di tempo per informare l’Ente creditore di quanto fatto.
Non può che esserci a questo punto una corsa contro il tempo per evitare che il debito decada, se dovessero appunto essere superati i sette mesi niente sarà più dovuto.
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