Rivoluzione epica nel 2024: il Bonus partite Iva si trasforma in un super ammortizzatore sociale.
Il “super aiuto” per i liberi professionisti, conosciuto come ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale Operativa) o più comunemente come bonus partite Iva, è stato lanciato per affrontare l’uragano economico causato dalla pandemia. Le voci che circolano sui corridoi della prossima legge di Bilancio svelano un’epocale trasformazione del bonus partite Iva nel 2024. Da misura sperimentale, diventerà un gigante strutturale che combatte contro l’aumento dei prezzi e la temuta inflazione, trasformandosi in un vero e proprio scudo sociale.
Ma attenzione, il cambiamento non si ferma qui. Gli accessi al super bonus subiranno un restyling, con criteri più stringenti per alcuni, ma un’accoglienza più calorosa per altri. Una mossa audace che promette stabilità e ulteriore espansione del sostegno. E come se non bastasse, dal primo gennaio 2024, una piccola percentuale, lo 0,35% sui redditi da lavoro autonomo, sarà sacrificata per finanziare questo eroico atto.
Cos’è esattamente questo “super aiuto”? Si tratta di un potente ammortizzatore sociale, che mensilmente riversa denaro nei conti dei lavoratori autonomi. Un sostegno che si basa sugli incassi degli anni precedenti, un vero balsamo per coloro che affrontano periodi di calo di fatturato e incertezze economiche. Il Corriere svela che oggi il bonus oscilla tra i 200 e gli 800 euro al mese, e può essere richiesto una sola volta nel triennio 2021-2023. Ma attenzione, il 2024 porterà un cambio di nome, diventando l’audace “indennità di discontinuità reddituale”, anche se nella lingua comune continuerà a brillare come il famoso bonus partite Iva.
E l’importo? Un intrigante 25% del reddito annuale da lavoro autonomo, certificato dall’Agenzia delle Entrate, diviso per sei mesi. Facile da calcolare, ma ancor più entusiasmante da incassare. E chi è l’eletto che può gioire di questo beneficio epocale? Lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps, purché non godano di trattamenti pensionistici diretti, non siano assicurati altrove e mantengano la loro quota di contribuzione in regola.
Ma le novità non finiscono qui. Dal 2024, il richiedente non potrà più ricevere l’assegno di inclusione e dovrà dimostrare una riduzione del reddito del 70% rispetto agli anni precedenti. Le soglie massime di reddito si allargano, rendendo più liberi di partecipare coloro che dichiarano meno di 12.000 euro. Ma c’è un’ancora di salvezza: confermato il vincolo dell’apertura della partita Iva, un tocco di coerenza nel caos delle trasformazioni. E attenzione ai tempi, perché il nuovo regime dovrebbe entrare in vigore non appena la legge di Bilancio sarà approvata, e l’Inps continuerà a erogare l’indennità con la solita prontezza.
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