Varato dal 1° gennaio il pacchetto di agevolazioni contenuto nella Riforma Fiscale. Si tratta di bonus sulle assunzioni ad appannaggio dei datori di lavoro.
Nonostante il 2023 sia stato attraversato da eventi di natura economica che hanno rappresentato un ulteriore intralcio per le famiglie, sotto un altro profilo estremamente sensibile per il PIL nazionale, ossia il lavoro, l’anno appena chiuso ha registrato sino all’ultimo trimestre un aumento del tasso di occupazione. Un dato, in fondo, tutt’altro che atteso, ma che è andato migliorandosi anche negli intermedi degli indici mensili, trimestrali e quelli risalenti all’anno prima.
I confronti sono incredibilmente soddisfacenti, sebbene ogni interpretazione obblighi a mantenere una pacata lucidità. Forse ha contribuito il ridimensionamento del tasso di inflazione, il quale dal 2022 ha investito pesantemente il potere di acquisto degli italiani; ma il rientro entro termini accettabili è avvenuto soltanto a partire dal terzo trimestre. Di certo, i dati non potevano essere peggiori del 2022, anno dello scoppio della crisi energetica globale ed economica.
Sullo sfondo del contesto italiano restano però paludate varie istanze da affrontare con misure radicali e coraggiose, e invece vengono prudentemente prese al vaglio con provvedimenti indiretti e soprattutto con misure correttive e provvisorie. Andando oltre l’esegesi dei dati, occorre altresì premettere che nel calderone degli standard valutativi, l’occupazione riflette lo specchio dei sistemi di estrema flessibilità che manovrano le dinamiche del mercato, ovvero i contratti a tempo determinato, il “super” part-time, i contratti a progetto ecc.
Di fatto, le politiche del lavoro hanno teso da sempre a ridurre il cosiddetto costo dei lavoratori. In altre parole, l’intento è quello di stimolare i datori di lavoro ad assumere, facendo pagar meno quelle tasse e trattenute da versare nei confronti dei loro dipendenti. Tale status non ha alcun riflesso sulla busta paga salariata, ma sul fronte imprenditoriale, possiede un’importanza capitale. Le ultime novità della riforma fiscale rispondono direttamente a queste priorità.
Dal 1° gennaio, è stato varato il bonus “più assumi meno paghi“, consistente in una maxi deduzione del costo del lavoro. Esso viene riconosciuto alle imprese che assumono dipendenti con contratti a tempo indeterminato. Lo sconto fiscale è regolato da varie percentuali, sulla base della tipologia del contratto e delle categorie introdotte nell’azienda. Il bonus sulle nuove assunzioni è richiedibile da qualsiasi tipo di azienda.
Sono escluse società ed enti in liquidazione ordinaria; le altre, invece, devono dimostrare un incremento del personale assunto. La richiesta spetta al datore di lavoro, il quale si impegna autonomamente ad applicarlo in sede di versamento dei contributi e recuperarlo con la denuncia UNIEMENS. Lo sconto, infatti, avviene sulle tasse IRES e IRPEF. La deduzione fiscale è stimata al 120% per tutti i lavoratori assunti; un ulteriore 10% viene assegnato per ogni caso di assunzione di lavoratori svantaggiati.
Questo modello di gestione patrimoniale porta con sé una serie di implicazioni legali e pratiche…
La bocciatura dell'emendamento per alleggerire la tassazione sulle plusvalenze immobiliari solleva interrogativi sul futuro del…
Il Bitcoin supera gli 86.000 dollari, alimentato da promesse politiche e rinnovato interesse degli investitori,…
Dina Boluarte e Xi Jinping si incontrano a Lima per inaugurare il mega-porto di Chancay,…
Cresce in Italia la mobilitazione per abrogare la legge sull'Autonomia Differenziata, con oltre un milione…
La Consob avverte sulle crescenti frodi finanziarie su WhatsApp, dove truffatori utilizzano nomi noti per…