Nel nostro motore è stata messa benzina “sporca”? Massima attenzione, la situazione non è da sottovalutare e può provocare danni anche gravi.
Fare rifornimento all’auto rappresenta una tappa obbligata, a maggior ragione se si devono macinare ogni giorno decine di chilometri per motivi di lavoro. Questa operazione, per quanto sia abitudinaria, non può che essere sgradita a causa dei costi elevati registrati da ogni carburante, al punto tale da trasformare questo in un vero e proprio salasso.
Non si tratta però dell’unico inconveniente a cui si può andare incontro. Non è raro rendersi conto di come sia possibile immettere nel serbatoio benzina “sporca” (ma vale anche per chi ha un motore a gasolio), che può rivelarsi davvero deleteria per la vettura. Rendersi conto di quanto accaduto può essere davvero provvidenziale prima che i danni possano essere davvero ingenti.
Nel momento in cui ci rechiamo al distributore per effettuare il rifornimento alla nostra auto non può che essere naturale affidarsi al gestore pensando che quanto viene inserito nel serbatoio corrisponda effettivamente a quanto richiesto. È anche per evitare errori generati dalla scarsa esperienza o dalla distrazione che tanti preferiscono evitare il self service, ma puntare sul servito.
Nonostante questo, gli episodi spiacevoli non mancano e spesso non sono esenti da conseguenze. Basti pensare ai casi, tutt’altro che rari, di benzina “sporca”, termine con cui si definisce un carburante contaminato da sostanze solide o liquide, verosimilmente raccolte durante il percorso del gasolio o della benzina e non rimosse. A lungo andare questo può generare danni non da poco, in modo particolare al motore.
Accorgersi dell’accaduto può però non essere così semplice. Ci sono però dei “sintomi” che possono mettere in allarme e che possono spingere a fare un controllo in più dal meccanico. È il caso di quando si fatica ad avviare la vettura, ma anche di rumori metallici o battiti in testa, spia di anomalia motore accesa, fumo nero o blu dallo scarico e vuoti di erogazione o cali di potenza durante l’accelerazione.
Gli effetti non sono da sottovalutare, tra i più diffusi ci sono: filtro del carburante che può ostruirsi impedendo il passaggio di benzina o gasolio, candele che possono essere sporche e rendere difficile l’accensione, danni a catalizzatore o filtro antiparticolato, pompa del carburante rotto. Non perdere tempo ed effettuare una verifica può essere davvero provvidenziale prima che il danno possa essere di portata maggiore.
In linea di massima, salvo casi particolari, sarebbe bene rivolgersi a distributori conosciuti, ritenuti così più affidabili, almeno a livello teorico. È inoltre importante evitare di fare rifornimento durante il riempimento dall’autobotte, perché in quel frangente potrebbero sollevarsi i sedimenti presenti nella cisterna.
In caso di “sospetto” è consigliabile fermare subito la vettura e contattare n’officina di fiducia per far rimuovere il carburante dal serbatoio.
Non può però essere interessante sapere anche se questo possa permettere di ottenere un risarcimento, così da ridurre almeno la portata della spesa da sostenere per effettuare la riparazione. Ottenerlo non è però così semplice perché resta necessario innanzitutto provare quanto accaduto e dimostrare una responsabilità da parte del gestore del distributore.
In genere sarebbe bene recarsi presso un’officina e chiedere la conservazione del carburante sottratto dal serbatoio e una certificazione del meccanico sugli interventi effettuati al mezzo e delle possibili spiegazioni del guasto. Questo può permettere di formulare una richiesta di indennizzo alla società di distribuzione del carburante anche in via amichevole. Se dovesse esserci un rifiuto, si può evidentemente valutare l’idea di una causa in Tribunale.
La società potrebbe dichiararsi estranea e chiedere a sua volta un risarcimento, ma anche in questo caso si dovrà dimostrare chi sia il reale responsabile.
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