Il tasto più dolente resta quello delle pensioni. Milioni di pensionati saranno penalizzati dalla manovra di Bilancio 2024.
Brutte sorprese per milioni di pensionati che, a partire dal 2024, riceveranno assegni previdenziali molto più bassi. In alcuni casi i tagli arriveranno fino a 10mila euro l’anno. In questo articolo vi spieghiamo tutto nei dettagli.
Fare tutto non era possibile. A questo eravamo già preparati da tempo. Le risorse finanziarie a disposizione del Governo di Giorgia Meloni per la manovra di Bilancio 2024 erano troppo esigue per una riforma delle pensioni vera e propria. Tuttavia non eravamo certamente pronti a tutta una serie di penalizzazioni sugli assegni che comporteranno tagli fino a 10mila euro l’anno.
Non solo non verranno agevolate le misure di pensione anticipata ma verranno fatti tagli importanti su gran parte degli assegni previdenziali. Possiamo dire che, per il 2024, i pensionati saranno una categoria fortemente penalizzata. Come saranno penalizzati coloro che speravano di uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero.
Pensioni: tutti i tagli previsti per il 2024
Il 2023 è stato un anno fortunato per i pensionati. Il 2024, purtroppo, sarà l’esatto opposto. Molti subiranno pesanti decurtazioni sugli assegni previdenziali e altri non potranno ancora accedere alla pensione anticipata. Vediamo cosa cambierà nell’anno che ci attende.
Nel 2024 la rivalutazione delle pensioni non supererà il 5,4%: percentuale piuttosto bassa se raffrontata all’8,1% del 2023. Ma non è tutto: la rivalutazione al 100% spetterà solo agli assegni pensionistici fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps. Tutte le altre fasce reddituali verranno rivalutate secondo percentuali più basse. La fascia che verrà penalizzata maggiormente è quella delle pensioni che superano di 10 volte il trattamento minimo: la rivalutazione per questa categoria di pensionati passerà dall’attuale 32% al 22% nel 2024. Ben dieci punti percentuali in meno.
Ma non è finita perché c’è una categoria che subirà perdite ben più pesanti: gli statali. In particolare saranno penalizzate le seguenti categorie di lavoratori statali:
- dipendenti di Enti locali;
- sanitari;
- insegnanti di asilo e scuole elementari parificate;
- ufficiali giudiziari, loro aiutanti e coadiutori.
Costoro subiranno perdite che oscilleranno da un minimo di 5000 euro l’anno fino a 10.000. Infatti i loro assegni previdenziali verranno ricalcolati tutti secondo il sistema di calcolo contributivo puro, senza tenere conto delle quote retributive. Non tutti però: saranno penalizzati solo coloro che hanno meno di 15 anni di contributi versati prima del 1996, cioè prima dell’entrata in vigore della riforma Dini. In pratica subiranno tagli sulla pensione solo coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1981. Per gli altri, invece, resterà tutto uguale.
Penalizzazioni anche per i lavoratori contributivi puri. Ad oggi un lavoratore contributivo puro – cioè che ha iniziato a versare i contributi dopo il 1995- può andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi se ha maturato un assegno previdenziale pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’Assegno sociale. Dal 2024, per andare in pensione a 64 anni, dovrà, invece, aver maturato un assegno previdenziale pari almeno a 3,3 volte l’importo dell’Assegno sociale.